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E’ tutta seicentesca la struttura attuale della chiesa di San Michele Arcangelo, come anche la lapide all’ingresso della cappella del S.Cuore. Sgretolati  completamente i ricordi di quella che doveva essere la precedente chiesetta rinascimentale, annessa ad un convento, il 7 luglio 1680 iniziarono i lavori di completo rifacimento dell’edificio, terminati nel 1691. Sino al 1700 la pieve di Mirano ha avuto  una struttura di tipo conventuale. Pur ignorandone l’epoca della fondazione, si sa che nel XV secolo fu priorato degli Agostiniani. Nel 1477 il priorato venne incorporato al convento della Madonna dell’Orto di Venezia, congregazione di S. Giorgio in Alga,  fino a giungere alla vendita all’asta da parte del governo della Serenissima Repubblica dei beni di Mirano per finanziare la guerra in Candia, epoca in cui la chiesa venne acquistata da padre Pietro Ferrari, priore del convento della Lattuga di Venezia  (1668) al prezzo di 21.121 ducati e 23 grossi. Il 3 giugno 1696 venne consacrata dal vescovo di Treviso Giovanni Battista Sanudo, come recita la scritta marmorea a destra della navata, vicino all’altare del “Miracolo di Sant’Antonio”. La parrocchia di  Mirano per un lungo periodo fu amministrata da Religiosi. Nel 1768 passò ai Preti diocesani di Treviso. L’interno del tempio è ad un’unica navata di armoniose proporzioni, che sfonda, oltre un arco trionfale (fornice), in uno splendido presbiterio.  Salvo qualche rimaneggiamento ottocentesco, il tempio si è conservato tale, subendo esclusivamente restauri di tipo conservativo quali il rifacimento del pavimento nel 1986, essendo parroco mons. Luigi Mario Facchinello, a marmi rosso-Verona e bianco  d’Istria.

 

La facciata principale del Duomo San Michele Arcangelo di Mirano (VE) e il campanile.

Si accede alla facciata principale della chiesa da un viale alberato realizzato nel 1992; un opera di arredo che cerca di inserire in un’ unica armonica  prospettiva tre preziosi edifici pur diversi fra loro: la casa canonica, la chiesa, la cappella detta “Scoletta”. Il sagrato con la doppia croce disegnata nello spazio antistante alla porta principale dell’ingresso alla chiesa trasporta all’esterno il  clima di riflessione e “trascendenza” dell’interno; così come il filare di carpini che crea prospettiva verso la facciata del tempio.
Sullo sfondo del sagrato svetta il maestoso campanile con l’iscrizione marmorea 1737. Il suo basamento in pietra d’Istria, il rosso vivo dei mattoni  del corpo centrale e l’armoniosa cella campanaria, ne fanno un’opera bella che caratterizza Mirano.
L’interno del Duomo è un colpo d’occhio che affascina, l’interno della chiesa arcipretale di San Michele Arcangelo: stucchi, marmorini, festoni, paraste, ne fanno un gioiello  d’arte tra i più belli della zona.
Si ha l’impressione di entrare in un fastoso salone con finestre di stile basilicale, di muoversi sotto un grande baldacchino decorato da un affresco imponente raffigurante il Giudizio Universale, mentre  l’occhio viene catturato dal ricco Presbiterio aperto da un arco maestoso.
È un monumento curato in ogni particolare; le linee seicentesche, lo slancio delle paraste e la bellezza degli altari, costituiscono un tutto così armonioso da affascinare  il visitatore.

 

La Casa Canonica, la “Scoletta” e la Cappella cineraria.


Sulla sinistra del sagrato, sorge la casa canonica, un manufatto dalle linee sobrie ed eleganti. Risale al 1669, quando la parrocchia era retta dai Frati  minori di Venezia. Fu restaurata nel 1990 e riportata alle linee originarie, come si legge sulla lapide posta sotto il porticato d’ingresso.

Sulla destra della chiesa sorge una cappella di stile rinascimentale, la “Scoletta”. Eretta nel 1501, era la sede della confraternita del SS. Sacramento;  restaurata nel 1993, impreziosita da un altare in marmo recuperato dalla vicina cappella funeraria, arricchita da un’Ultima Cena eseguita con tecnica dell’affresco dal prof. C. B. Tiozzo

A fianco della “Scoletta” si ammira un’elegante cappellina ossario  dove venivano collocate le salme in attesa di sepoltura. Per molti anni infatti il sagrato era anche il cimitero della comunità, prima che venissero demolite le mura di cinta per diventare area di pubblico passaggio.

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